dal primo dei 4 atti di cui si compone il nuovo lavoro del premio Nobel per la letteratura Dario Fo: L’apocalisse rimandata, ovvero benvenuta la catastrofe, un’opera “ambientalista” ispirata alla imminente fine dell’era del petrolio.
… Einstein ci aveva più volte avvertiti: «L’universo è colmo di sorprese festose e crudeli», e aggiungeva: «Non dimentichiamo, che senza le grandi catastrofi l’uomo oggi non esisterebbe; noi siamo figli di una catena spaventosa di tragedie immani».
Ma insomma, di che si tratta? Qual è questa catastrofe che ci salverà?! È semplice, la fine del petrolio!!! Cosa? In che senso? Siete rimasti attoniti eh? Increduli? Sì, è questione di qualche anno, forse il prossimo: il mondo rimarrà all’istante senza propellenti fossili, tutti fermi, con le nostre macchine bloccate, le caldaie vuote, i generatori di corrente muti. No, non è uno scherzo… volete una prova tangibile? E allora rispondetemi: come mai soltanto negli ultimi anni il prezzo del petrolio è aumentato di ben otto volte e continua a montare? Dai diciotto dollari al barile di tre anni fa siamo saliti ai quarantacinque dollari di questi giorni. (85 dollari oggi)[...] Alcuni studiosi del settore ce ne danno una risposta quasi ovvia: il prezzo del petrolio aumenta in maniera inversamente proporzionale al precipitare dell’offerta del prodotto sul mercato. In poche parole, cresce a dismisura perché non ce n’è più.
Non avete capito? I pozzi di petrolio sono ormai agli ultimi palpiti, molte di quelle pompe hanno cominciato ad aspirare fango puzzolente, invece dell’inebriante oro nero. Si potrà continuare a cavarne ancora qualche migliaio di tonnellate ma non ne varrebbe la spesa e la fatica. [...] Quindi mettetevi il cuore in pace, addio alle quattro ruote, si torna all’età della pietra, meglio dei pedoni! Via!
Qualcuno di voi sorride. Sì, detta così sembra una boutade. Ma un giornale serio come l’Observer qualche giorno fa ha dedicato tutta la prima pagina del uotidiano a questa folle notizia. Innanzi tutto ci viene rivelato che da anni le imprese petrolifere in massa ci stanno spudoratamente mentendo: tutti i dati riguardanti la quantità di greggio estratto sono sempre stati pompati per farci credere che di petrolio ce ne fosse da buttare. «Ne abbiamo da cavare per almeno un paio di secoli e ogni giorno scopriamo nuovi giacimenti!», giuravano. Tutto falso! [...]
L’anno scorso è stato pubblicato un libro che ha prodotto un certo scalpore. Il titolo ci dice già quasi tutto: La verità nascosta sul petrolio. Sottotitolo: Un’inchiesta esplosiva sul sangue del mondo,di Eric Laurent. Nel libro c’è un capitolo in cui ci viene presentato il pensiero di Jean Claude Balanceanu che nel 1979 era il massimo esperto dell’Istituto Francese del Petrolio. Nello stesso periodo, cioè trent’anni fa, lo scienziato dichiarava: «Lo slogan fisso della società dei consumi è Petrolio a volontà! Che cosa succederà il giorno in cui l’umanità resterà senza idrocarburi? Le strade rimarranno deserte, anzi di lì a poco non esisteranno più neanche le strade, a causa della mancanza di catrame e asfalto. Le pompe di erogazione spariranno. I commercianti — dal piccolo negozio sotto casa al supermercato, dai mercati rionali ai macellai — saranno obbligati a chiudere. Niente più trattori nei campi né aerei nel cielo. Tutte le navi saranno condannate a rimanere in porto. Niente più riscaldamento a gasolio e questo significa che la metà delle case, degli uffici, delle scuole, degli ospedali rimarranno al freddo d’inverno e nel bollore d’estate. Il sistema industriale sarà paralizzato. L’agricoltura tornerà indietro di un secolo. Quasi tutte le materie prime e le fibre artificiali scompariranno.
Vi ripeto: questa avvisata è stata scritta e divulgata quasi trent’anni fa, ma pochi ci hanno fatto caso. La nostra arroganza ci ha spinto all’oblio e all’incoscienza. [...] Negli ultimi cento anni gli abitanti del nostro pianeta hanno condotto una progressione di vita davvero sciagurata. Negli anni Sessanta, il consumo di petrolio era di sei miliardi di barili all’anno e le scoperte assicuravano una produzione dai trenta ai sessanta miliardi. In questo inizio di secolo il consumo è pari a trenta miliardi di barili all’anno e le nuove scoperte assicurano una produzione di soli quattro miliardi.
Alle soglie della Seconda guerra mondiale c’erano 2,3 miliardi di abitanti e 47 milioni di veicoli. Oggi ci troviamo con 6,7 miliardi di abitanti e 775 milioni di veicoli, più 200 milioni di camion. La popolazione del pianeta cresce all’anno dell’1,3 per cento, il numero delle auto del 6 per cento. Negli Stati Uniti viaggiano 775 macchine ogni mille abitanti, il 25 per cento in più che in Europa e Giappone e l’Italia ha il record d’Europa! Evviva!
Le riserve di petrolio, sia quelle americane che russe, sono state sovradimensionate dai rispettivi governi e produttori. Le cifre pubblicate sono da ridurre di oltre la metà. Giornalisti indipendenti hanno tentato più volte di smentire i petrolieri e le loro stime, ma sono stati censurati tanto nel cosiddetto mondo libero che nella Russia governata dagli oligarchi. [...] Un imprenditore oligarca russo, il cui nome ci ricorda le farse sul potere di Gogol, un certo Khodorkhovsky, si era permesso di dare notizie vicine alla realtà sbugiardando i dati del regime e svelando che «oltre il sessanta per cento dei giacimenti si ritrovano sull’orlo dell’esaurimento». Putin l’ha subito fatto arrestare. Da quel momento le notizie sul petrolio in Russia sono diventate segreto di Stato. Come la villa in Sardegna di Berlusconi… Lo stesso clima repressivo è prodotto anche da Bush, che qualche anno fa aveva ordinato di licenziare i ricercatori che propagavano notizie allarmanti sui pericoli cui va incontro il pianeta e sulle scorte del greggio.
Ma perché tutti questi potenti insistono a mentire sulle riserve di petrolio? Per evitare che ci si dedichi a progettare e produrre nuovi motori funzionanti con altri propellenti, non esauribili e alternativi al petrolio, oltretutto non inquinanti. Questo provocherebbe un crollo immediato del greggio restante. Ecco perché l’impero occidentale sostenuto e spinto dai petrolieri si è gettato in Medio Oriente in azioni militari di conquista rapide e insensate: libertà per gli oppressi e petrolio per noi! È risaputo che i grandi produttori di propellente fossile da sempre sono legati mani e piedi ai fabbricanti di auto, camion e moto. Per non parlare delle armi! [...]
L’Independent ha inoltre svelato che l’ora zero in cui le pompe cesseranno definitivamente di succhiare si sta avvicinando inesorabile. Secondo gli scienziati del settore più accreditati ci sarà un picco di soli tre, quattro anni di crescita delle estrazioni, poi si produrrà un repentino crollo verticale. Le pompe diverranno all’improvviso reperti storici inutilizzabili. [...]
Vedo qualcuno impallidire… Ma la gran parte di voi insiste nel definire questa nefasta avvisata una boutade goliardica. [...] Vi ricordate la grande rivoluzione che esplose in seguito all’apparire dei computer? Le macchine da scrivere diventavano all’istante apparecchi obsoleti da buttare, milioni di oggetti batti-parole che ci avevano accompagnato per una vita, all’improvviso gettati nella più puzzolente delle discariche. Lo stesso capiterà con le auto a benzina. Una strage di ferraglia premuta e impacchettata!
Così un bel mattino, magari a Milano o Roma o qualsiasi altra città dell’Italia o dell’Europa intera, ci alzeremo dal letto e schiacciando il pulsante della luce ci renderemo conto che nessuna lampadina si accende. Andremo alla finestra per far salire le tapparelle elettriche ma anche quelle non si muoveranno. Se ci troveremo d’estate ci renderemo conto che il condizionatore d’aria non funziona, che nel frigorifero sta tutto marcendo e che dai fornelli della cucina a gas, gas non ne esce.
Ci precipiteremo fuori di casa e troveremo il bar nel quale abbiamo sempre consumato il nostro santo cappuccino con brioche, pieno, stracolmo di clienti che bestemmiano: «Neanche il caffè! Come si può iniziare una giornata senza caffè!». «Ma che t’importa di ‘sta giornata! Tanto non puoi neanche andare a lavorare, la tua macchina è a secco e la tua fabbrica è chiusa per mancanza di materie prime. Fai conto che sia una domenica ecologica. Prova a respirare, sentirai che aria fresca!». «Fresca un corno! È intasata più del solito, c’è un puzzo che schianti!». «Beh, abbi fede, ancora una settimana, anche due… tre… magari un mese di questo black out e vedrai… pian piano l’atmosfera si purga». «Si purga un cavolo! Ci vorranno vent’anni per ripulire l’atmosfera dalle tonnellate di porcherie che ci abbiamo sparato». «Esagerato… il solito pessimista… puoi scommetterci, fra qualche settimana respireremo che ci sembrerà d’essere in alta montagna!». «Sì, bravo. In un’alta montagna di rifiuti! Se non passano i camion a ritirarli ci troveremo in una bella discarica. Peggio che a Napoli!». «Ma che discarica? Per scaricare qualcosa bisogna possedere del cibo da consumare, verdure da ripulire, rifiuti da gettare…». «Eh che menagramo!». «Già! Chi non consuma non sporca! Infatti il più pulito è il morto di fame!».
Qualche minuto dopo nello spiazzo dove c’è il distributore, che ci si trovi a Parigi, a Boston o a Chicago, ma noi preferiamo immaginarci a Milano nei pressi di Porta Romana, proprio dove c’è il benzinaio, scorgerete una fila di macchine infinita: non c’è benzina, neanche gasolio. Aspettano l’arrivo da un momento all’altro delle autobotti, ma qualcuno avverte che la situazione è identica in tutta la città. Anche la televisione non s’accende. Una radiolina a pile dà notizia che le autostrade sono interamente sgombre. Anche i treni sono fermi in stazione. È un black out completo. Qualcun altro dà la notizia che l’esercito sta requisendo i depositi delle raffinerie. Il governo dichiara lo stato di emergenza, ma non trova un mezzo per poterlo comunicare ai cittadini. Imperterrite, televisione e radio restano spente. I giornali si stampano con il petrolio quindi ferme anche le rotative, a parte che mancherebbero i mezzi per distribuirli. I cellulari si stanno scaricando. Alcune piccole radio riescono ancora a trasmettere qualche notizia, per lo più catastrofica. Tanto per cominciare si viene a sapere che le azioni petrolifere sono crollate a picco, tutte insieme, e hanno trascinato nel baratro le numerose imprese che lavoravano materiale sintetico, coibenti, generi in plastica… il tutto per ottantamila prodotti derivati dal petrolio.
… Einstein ci aveva più volte avvertiti: «L’universo è colmo di sorprese festose e crudeli», e aggiungeva: «Non dimentichiamo, che senza le grandi catastrofi l’uomo oggi non esisterebbe; noi siamo figli di una catena spaventosa di tragedie immani».
Ma insomma, di che si tratta? Qual è questa catastrofe che ci salverà?! È semplice, la fine del petrolio!!! Cosa? In che senso? Siete rimasti attoniti eh? Increduli? Sì, è questione di qualche anno, forse il prossimo: il mondo rimarrà all’istante senza propellenti fossili, tutti fermi, con le nostre macchine bloccate, le caldaie vuote, i generatori di corrente muti. No, non è uno scherzo… volete una prova tangibile? E allora rispondetemi: come mai soltanto negli ultimi anni il prezzo del petrolio è aumentato di ben otto volte e continua a montare? Dai diciotto dollari al barile di tre anni fa siamo saliti ai quarantacinque dollari di questi giorni. (85 dollari oggi)[...] Alcuni studiosi del settore ce ne danno una risposta quasi ovvia: il prezzo del petrolio aumenta in maniera inversamente proporzionale al precipitare dell’offerta del prodotto sul mercato. In poche parole, cresce a dismisura perché non ce n’è più.
Non avete capito? I pozzi di petrolio sono ormai agli ultimi palpiti, molte di quelle pompe hanno cominciato ad aspirare fango puzzolente, invece dell’inebriante oro nero. Si potrà continuare a cavarne ancora qualche migliaio di tonnellate ma non ne varrebbe la spesa e la fatica. [...] Quindi mettetevi il cuore in pace, addio alle quattro ruote, si torna all’età della pietra, meglio dei pedoni! Via!
Qualcuno di voi sorride. Sì, detta così sembra una boutade. Ma un giornale serio come l’Observer qualche giorno fa ha dedicato tutta la prima pagina del uotidiano a questa folle notizia. Innanzi tutto ci viene rivelato che da anni le imprese petrolifere in massa ci stanno spudoratamente mentendo: tutti i dati riguardanti la quantità di greggio estratto sono sempre stati pompati per farci credere che di petrolio ce ne fosse da buttare. «Ne abbiamo da cavare per almeno un paio di secoli e ogni giorno scopriamo nuovi giacimenti!», giuravano. Tutto falso! [...]
L’anno scorso è stato pubblicato un libro che ha prodotto un certo scalpore. Il titolo ci dice già quasi tutto: La verità nascosta sul petrolio. Sottotitolo: Un’inchiesta esplosiva sul sangue del mondo,di Eric Laurent. Nel libro c’è un capitolo in cui ci viene presentato il pensiero di Jean Claude Balanceanu che nel 1979 era il massimo esperto dell’Istituto Francese del Petrolio. Nello stesso periodo, cioè trent’anni fa, lo scienziato dichiarava: «Lo slogan fisso della società dei consumi è Petrolio a volontà! Che cosa succederà il giorno in cui l’umanità resterà senza idrocarburi? Le strade rimarranno deserte, anzi di lì a poco non esisteranno più neanche le strade, a causa della mancanza di catrame e asfalto. Le pompe di erogazione spariranno. I commercianti — dal piccolo negozio sotto casa al supermercato, dai mercati rionali ai macellai — saranno obbligati a chiudere. Niente più trattori nei campi né aerei nel cielo. Tutte le navi saranno condannate a rimanere in porto. Niente più riscaldamento a gasolio e questo significa che la metà delle case, degli uffici, delle scuole, degli ospedali rimarranno al freddo d’inverno e nel bollore d’estate. Il sistema industriale sarà paralizzato. L’agricoltura tornerà indietro di un secolo. Quasi tutte le materie prime e le fibre artificiali scompariranno.
Vi ripeto: questa avvisata è stata scritta e divulgata quasi trent’anni fa, ma pochi ci hanno fatto caso. La nostra arroganza ci ha spinto all’oblio e all’incoscienza. [...] Negli ultimi cento anni gli abitanti del nostro pianeta hanno condotto una progressione di vita davvero sciagurata. Negli anni Sessanta, il consumo di petrolio era di sei miliardi di barili all’anno e le scoperte assicuravano una produzione dai trenta ai sessanta miliardi. In questo inizio di secolo il consumo è pari a trenta miliardi di barili all’anno e le nuove scoperte assicurano una produzione di soli quattro miliardi.
Alle soglie della Seconda guerra mondiale c’erano 2,3 miliardi di abitanti e 47 milioni di veicoli. Oggi ci troviamo con 6,7 miliardi di abitanti e 775 milioni di veicoli, più 200 milioni di camion. La popolazione del pianeta cresce all’anno dell’1,3 per cento, il numero delle auto del 6 per cento. Negli Stati Uniti viaggiano 775 macchine ogni mille abitanti, il 25 per cento in più che in Europa e Giappone e l’Italia ha il record d’Europa! Evviva!
Le riserve di petrolio, sia quelle americane che russe, sono state sovradimensionate dai rispettivi governi e produttori. Le cifre pubblicate sono da ridurre di oltre la metà. Giornalisti indipendenti hanno tentato più volte di smentire i petrolieri e le loro stime, ma sono stati censurati tanto nel cosiddetto mondo libero che nella Russia governata dagli oligarchi. [...] Un imprenditore oligarca russo, il cui nome ci ricorda le farse sul potere di Gogol, un certo Khodorkhovsky, si era permesso di dare notizie vicine alla realtà sbugiardando i dati del regime e svelando che «oltre il sessanta per cento dei giacimenti si ritrovano sull’orlo dell’esaurimento». Putin l’ha subito fatto arrestare. Da quel momento le notizie sul petrolio in Russia sono diventate segreto di Stato. Come la villa in Sardegna di Berlusconi… Lo stesso clima repressivo è prodotto anche da Bush, che qualche anno fa aveva ordinato di licenziare i ricercatori che propagavano notizie allarmanti sui pericoli cui va incontro il pianeta e sulle scorte del greggio.
Ma perché tutti questi potenti insistono a mentire sulle riserve di petrolio? Per evitare che ci si dedichi a progettare e produrre nuovi motori funzionanti con altri propellenti, non esauribili e alternativi al petrolio, oltretutto non inquinanti. Questo provocherebbe un crollo immediato del greggio restante. Ecco perché l’impero occidentale sostenuto e spinto dai petrolieri si è gettato in Medio Oriente in azioni militari di conquista rapide e insensate: libertà per gli oppressi e petrolio per noi! È risaputo che i grandi produttori di propellente fossile da sempre sono legati mani e piedi ai fabbricanti di auto, camion e moto. Per non parlare delle armi! [...]
L’Independent ha inoltre svelato che l’ora zero in cui le pompe cesseranno definitivamente di succhiare si sta avvicinando inesorabile. Secondo gli scienziati del settore più accreditati ci sarà un picco di soli tre, quattro anni di crescita delle estrazioni, poi si produrrà un repentino crollo verticale. Le pompe diverranno all’improvviso reperti storici inutilizzabili. [...]
Vedo qualcuno impallidire… Ma la gran parte di voi insiste nel definire questa nefasta avvisata una boutade goliardica. [...] Vi ricordate la grande rivoluzione che esplose in seguito all’apparire dei computer? Le macchine da scrivere diventavano all’istante apparecchi obsoleti da buttare, milioni di oggetti batti-parole che ci avevano accompagnato per una vita, all’improvviso gettati nella più puzzolente delle discariche. Lo stesso capiterà con le auto a benzina. Una strage di ferraglia premuta e impacchettata!
Così un bel mattino, magari a Milano o Roma o qualsiasi altra città dell’Italia o dell’Europa intera, ci alzeremo dal letto e schiacciando il pulsante della luce ci renderemo conto che nessuna lampadina si accende. Andremo alla finestra per far salire le tapparelle elettriche ma anche quelle non si muoveranno. Se ci troveremo d’estate ci renderemo conto che il condizionatore d’aria non funziona, che nel frigorifero sta tutto marcendo e che dai fornelli della cucina a gas, gas non ne esce.
Ci precipiteremo fuori di casa e troveremo il bar nel quale abbiamo sempre consumato il nostro santo cappuccino con brioche, pieno, stracolmo di clienti che bestemmiano: «Neanche il caffè! Come si può iniziare una giornata senza caffè!». «Ma che t’importa di ‘sta giornata! Tanto non puoi neanche andare a lavorare, la tua macchina è a secco e la tua fabbrica è chiusa per mancanza di materie prime. Fai conto che sia una domenica ecologica. Prova a respirare, sentirai che aria fresca!». «Fresca un corno! È intasata più del solito, c’è un puzzo che schianti!». «Beh, abbi fede, ancora una settimana, anche due… tre… magari un mese di questo black out e vedrai… pian piano l’atmosfera si purga». «Si purga un cavolo! Ci vorranno vent’anni per ripulire l’atmosfera dalle tonnellate di porcherie che ci abbiamo sparato». «Esagerato… il solito pessimista… puoi scommetterci, fra qualche settimana respireremo che ci sembrerà d’essere in alta montagna!». «Sì, bravo. In un’alta montagna di rifiuti! Se non passano i camion a ritirarli ci troveremo in una bella discarica. Peggio che a Napoli!». «Ma che discarica? Per scaricare qualcosa bisogna possedere del cibo da consumare, verdure da ripulire, rifiuti da gettare…». «Eh che menagramo!». «Già! Chi non consuma non sporca! Infatti il più pulito è il morto di fame!».
Qualche minuto dopo nello spiazzo dove c’è il distributore, che ci si trovi a Parigi, a Boston o a Chicago, ma noi preferiamo immaginarci a Milano nei pressi di Porta Romana, proprio dove c’è il benzinaio, scorgerete una fila di macchine infinita: non c’è benzina, neanche gasolio. Aspettano l’arrivo da un momento all’altro delle autobotti, ma qualcuno avverte che la situazione è identica in tutta la città. Anche la televisione non s’accende. Una radiolina a pile dà notizia che le autostrade sono interamente sgombre. Anche i treni sono fermi in stazione. È un black out completo. Qualcun altro dà la notizia che l’esercito sta requisendo i depositi delle raffinerie. Il governo dichiara lo stato di emergenza, ma non trova un mezzo per poterlo comunicare ai cittadini. Imperterrite, televisione e radio restano spente. I giornali si stampano con il petrolio quindi ferme anche le rotative, a parte che mancherebbero i mezzi per distribuirli. I cellulari si stanno scaricando. Alcune piccole radio riescono ancora a trasmettere qualche notizia, per lo più catastrofica. Tanto per cominciare si viene a sapere che le azioni petrolifere sono crollate a picco, tutte insieme, e hanno trascinato nel baratro le numerose imprese che lavoravano materiale sintetico, coibenti, generi in plastica… il tutto per ottantamila prodotti derivati dal petrolio.
di Dario Fo (www.dariofo.it) - fonte: La Domenica di Repubblica, 14/10/07
1 commento:
be', se la devo dire tutta....io sono 30 circa che aspetto questo giorno, e onestamente spero arrivi prima che sia troppo vecchio per godere del secolo in cui davvero avrei dovuto nascere...io non sono un uomo del secolo breve, io parlo un dialetto arcano-o meglio, lo parlerei se ci fosse ancora qualcuno che lo capisse-io ragiono con tempi che non sono di questo mondo, per me il viaggio non è il fine settimana, il frutto è di stagione, il calore è degli abbracci e la sera serve alla filosofia e non alla tv. vero è che, in uno scenario catastrofico, non credo il mio corpo del novecento riuscirebbe a resistere più degli altri occidentali agli stenti e alle sofferenze, ma mi piace crederlo..
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