06 dicembre 2008

Hard days...

L'attesa sembra finita.
Iniziano i giochi, si aprono le danze....

Giovedi mattina, intorno alle 10. Il mio capo si affaccia nella mia stanza.
- Dome, tra 5 minuti sali al 5 piano e aiuta il direttore a salvare i dati contenuti sul pc. Capisci solo il perchè. Ora hanno chiamato me....
Dopo una oretta nella mia mailbox una mail con oggetto: "Ciao cari, I'm out. Good luck. M."
E nella sua stanza non c'è il mio capo, c'è un uomo triste, solo, che prepara gli scatoloni. Ultimo giorno di lavoro. Da domani a casa.
Venerdì mattina. Ora quella stanza è vuota. Sulla scrivania il suo pc, il tesserino aziendale strappato. Il cestino pieno di carta straccia. E tra i corridoi tensione che si taglia a fette. Hanno iniziato a chiamare il personale. Hanno iniziato a comunicare ai dipendenti che da martedì sono fuori, sono in cassa integrazione. E' un continuo... "Ti hanno chiamato?", "Ancora no, ma me lo aspetto", "Si, mi hanno convocato, sono fuori". Non è difficile scorgere occhi carichi di lacrime. Tra chi va via. Tra chi resta.
Non posso non pensare che mentre qualcuno organizza cene con imprenditori che pubblicamente chiama patrioti, migliaia di famiglie vivranno un Natale più triste. Non posso non pensare che i veri artefici del fallimento sono ancora seduti in parlamento, dichiarano che il sindacato è il vero paladino di tutti i lavoratori, saranno riassunti senza problemi perchè senza piloti gli aerei non volano, si godono buonuscite milionarie come ex amministratori delegati.
Non posso non pensare che nei prossimi giorni potrei anch'io preparare i miei scatoloni e liberare la mia stanza. O anche no. Ma in ogni caso non mi sentirò certo di gioire.
Martedì si ricomincia: altro giro, altra corsa.