26 aprile 2007

Coming soon

23 aprile 2007

Pianifico la mia vacanza parte 2°

Quest'anno vado in Malaysia.

E' sicuro... Biglietti comprati. FCO-MXP-PVG-KUL. Per i non addetti ai lavori: Fiumicino-Malpensa-Shanghai-Kuala Lumpur. Parto il 3 agosto, torno il 19. Che farò in due settimane? Porca pupazza, dovrò iniziare a pensarci!

Francescaaaaaaaa.........

22 aprile 2007

E' quasi estate

Che caldo! Finalmente...
Ieri sera era splendido girare per Roma. Piazza di Spagna ricoperta di piante in fiore, cena all'aperto a due passi in una tipica trattoria. Io e due amiche: A e M (ho promesso di non fare i nomi, poi capirete perchè). Mozzarella di bufala, 3 cacio e pepe, vino rosso della casa. Tante chiacchiere... "guarda quei due, come è possibile che una ragazza così carina stia con un ragazzo così brutto".... "ma no, sono solo amici!"...."ma in fondo è bello avere amici come voi"... "l'amicizia è dare, non ricevere" ... "devo prestarti il libro del Dalai Lama" ... "perchè non oraganizziamo una serata sulla spiaggia?" .... "sono esausta ed affamata: oggi sono stata 2 ore in piscina!" ... "non dirlo a me, sono in pieno trasloco".
E, alla fine della serata... M:"che palle, da seduta mi esce il perizoma dai pantaloni" ... A:"hai il perizoma? io non riesco a sopportarlo. E' più forte di me, mi da fastidio il filo" ... M:"io invece ho solo quelli: mio nipote mi ha visto l'altro giorno ed ha esclamato... la zia ha due culi!" ... ed io:" M ti si vede il perizoma? vediamo vediamo quanto è sexy!!!"
Inaspettata sorpresa: AVEVA STAMPATI I POKEMON !!!! Ma come si fa.... :-)

PS: causa fidanzato geloso, foto puramente indicativa....

21 aprile 2007

Sommo poeta


Ieri sera, piazzale Clodio, Roma. Teatro tenda. Fiumi di gente: nonni e nipoti, genitori e figli, professori e alunni, colleghi e colleghe, 6 amici...
Ore 21 e 30... sipario! In una semplice scenografia infernale... Roberto Benigni! Tra battute esilaranti su Berlusconi e D'Alema, veline e calciatori, vallettopoli e calciopoli, ci trascina nella profonda bellezza del Poema, ci mostra angoli nascosti di amore puro verso il mondo e se stessi, di passioni carnali, di sentimenti altissimi. Ci suggerisce una chiave di lettura del cammino di Dante dagli inferi al paradiso come un percorso all'interno del nostro io, delle nostre debolezze e delle nostre potenzialità, un percorso che ci conduce ad essere migliori.
Ore 23 e 30: dopo il commento, Roberto recita il 5° canto dell'inferno:


Così discesi del cerchio primaio
giù nel secondo, che men loco cinghia,
e tanto più dolor, che punge a guaio.
Stavvi Minòs orribilmente, e ringhia:
essamina le colpe ne l'intrata;
giudica e manda secondo ch'avvinghia.
Dico che quando l'anima mal nata
li vien dinanzi, tutta si confessa;
e quel conoscitor de le peccata
vede qual loco d'inferno è da essa;
cignesi con la coda tante volte
quantunque gradi vuol che giù sia messa.
Sempre dinanzi a lui ne stanno molte;
vanno a vicenda ciascuna al giudizio;
dicono e odono, e poi son giù volte.
"O tu che vieni al doloroso ospizio",
disse Minòs a me quando mi vide,
lasciando l'atto di cotanto offizio,
"guarda com'entri e di cui tu ti fide;
non t'inganni l'ampiezza de l'intrare!".
E 'l duca mio a lui: "Perché pur gride?
Non impedir lo suo fatale andare:
vuolsi così colà dove si puote
ciò che si vuole, e più non dimandare".
Or incomincian le dolenti note
a farmisi sentire; or son venuto
là dove molto pianto mi percuote.
Io venni in loco d'ogne luce muto,
che mugghia come fa mar per tempesta,
se da contrari venti è combattuto.
La bufera infernal, che mai non resta,
mena li spirti con la sua rapina;
voltando e percotendo li molesta.
Quando giungon davanti a la ruina,
quivi le strida, il compianto, il lamento;
bestemmian quivi la virtù divina.
Intesi ch'a così fatto tormento
enno dannati i peccator carnali,
che la ragion sommettono al talento.
E come li stornei ne portan l'ali
nel freddo tempo, a schiera larga e piena,
così quel fiato li spiriti mali
di qua, di là, di giù, di sù li mena;
nulla speranza li conforta mai,
non che di posa, ma di minor pena.
E come i gru van cantando lor lai,
faccendo in aere di sé lunga riga,
così vid'io venir, traendo guai,
ombre portate da la detta briga;
per ch'i' dissi: "Maestro, chi son quelle
genti che l'aura nera sì gastiga?".
"La prima di color di cui novelle
tu vuo' saper", mi disse quelli allotta,
"fu imperadrice di molte favelle.
A vizio di lussuria fu sì rotta,
che libito fé licito in sua legge,
per tòrre il biasmo in che era condotta.
Ell'è Semiramìs, di cui si legge
che succedette a Nino e fu sua sposa:
tenne la terra che 'l Soldan corregge.
L'altra è colei che s'ancise amorosa,
e ruppe fede al cener di Sicheo;
poi è Cleopatràs lussuriosa.
Elena vedi, per cui tanto reo
tempo si volse, e vedi 'l grande Achille,
che con amore al fine combatteo.
Vedi Parìs, Tristano"; e più di mille
ombre mostrommi e nominommi a dito,
ch'amor di nostra vita dipartille.
Poscia ch'io ebbi il mio dottore udito
nomar le donne antiche e ' cavalieri,
pietà mi giunse, e fui quasi smarrito.
I' cominciai: "Poeta, volontieri
parlerei a quei due che 'nsieme vanno,
e paion sì al vento esser leggieri".
Ed elli a me: "Vedrai quando saranno
più presso a noi; e tu allor li priega
per quello amor che i mena, ed ei verranno".
Sì tosto come il vento a noi li piega,
mossi la voce: "O anime affannate,
venite a noi parlar, s'altri nol niega!".
Quali colombe dal disio chiamate
con l'ali alzate e ferme al dolce nido
vegnon per l'aere, dal voler portate;
cotali uscir de la schiera ov'è Dido,
a noi venendo per l'aere maligno,
sì forte fu l'affettuoso grido.
"O animal grazioso e benigno
che visitando vai per l'aere perso
noi che tignemmo il mondo di sanguigno,
se fosse amico il re de l'universo,
noi pregheremmo lui de la tua pace,
poi c'hai pietà del nostro mal perverso.
Di quel che udire e che parlar vi piace,
noi udiremo e parleremo a voi,
mentre che 'l vento, come fa, ci tace.
Siede la terra dove nata fui
su la marina dove 'l Po discende
per aver pace co' seguaci sui.
Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende
prese costui de la bella persona
che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende.
Amor, ch'a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m'abbandona.
Amor condusse noi ad una morte:
Caina attende chi a vita ci spense".
Queste parole da lor ci fuor porte.
Quand'io intesi quell'anime offense,
china' il viso e tanto il tenni basso,
fin che 'l poeta mi disse: "Che pense?".
Quando rispuosi, cominciai: "Oh lasso,
quanti dolci pensier, quanto disio
menò costoro al doloroso passo!".
Poi mi rivolsi a loro e parla' io,
e cominciai: "Francesca, i tuoi martìri
a lagrimar mi fanno tristo e pio.
Ma dimmi: al tempo de' dolci sospiri,
a che e come concedette amore
che conosceste i dubbiosi disiri?".
E quella a me: "Nessun maggior dolore
che ricordarsi del tempo felice
ne la miseria; e ciò sa 'l tuo dottore.
Ma s'a conoscer la prima radice
del nostro amor tu hai cotanto affetto,
dirò come colui che piange e dice.
Noi leggiavamo un giorno per diletto
di Lancialotto come amor lo strinse;
soli eravamo e sanza alcun sospetto.
Per più fiate li occhi ci sospinse
quella lettura, e scolorocci il viso;
ma solo un punto fu quel che ci vinse.
Quando leggemmo il disiato riso
esser basciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,
la bocca mi basciò tutto tremante.
Galeotto fu 'l libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante".
Mentre che l'uno spirto questo disse,
l'altro piangea; sì che di pietade
io venni men così com'io morisse.
E caddi come corpo morto cade.
Ore 24: Applausi !!!

13 aprile 2007

Meditiamo, gente, meditiamo

Intervento di Nicola Travaglio ad "Anno Zero"

POSTA PRIORITARIA 12 / 04 / 2007

Chi scrive è il mullah Omar. Ho 44 anni, 4 mogli, vari figli, sono di Kandahar, dunque non sono arabo: sono afghano.
A 20 anni combattevo l’Armata rossa (ci ho rimesso letteralmente un occhio della testa), ora combatto gli Stati Uniti, gli inglesi e i loro alleati.
Quando combattevo i sovietici, a voi occidentali piacevo tanto: le armi ce le passavate voi. Conosco Bin Laden dai tempi dell’invasione sovietica, quando anche lui vi piaceva parecchio. Ma non abbiamo niente in comune: lui è un arabo, un califfo saudita pieno di petrodollari. Ci aiutò contro l’Armata rossa e dopo ci diede un sacco di soldi per costruire strade,ponti, scuole e ospedali. Per questo era molto amato dagli afghani e quando entrai in Kabul, nel 1996, lo lasciai lì. Ma nel ‘98 fu accusato di aver ordito gli attentati alle ambasciate Usa in Kenya e in Tanzania e Clinton cominciò a bombardare l’Afghanistan nella zona di Khost. Morirono centinaia di civili ma Bin Laden non era lì.
Tra il mio governo e Clinton ci fu una trattativa: ma sì, risulta dai documenti del Dipartimento di Stato, anche gli americani trattavano con i talebani. Avevano il mio numero. Mandai il mio braccio destro Wakij Ahmed a Washington, a incontrare due volte Clinton: il 28 novembre e il 18 dicembre ‘98. Clinton voleva che ammazzassimo Bin Laden, o almeno lo espellessimo.
Espellerlo non potevamo: era troppo popolare. Offrimmo di fornire le coordinate del suo nascondiglio, così che gli Usa potessero centrarlo a colpo sicuro. Purché la smettessero di bombardarci. Clinton, inspiegabilmente, rifiutò.
Poi i nostri rapporti peggiorarono ancora, ma non certo per il burka alle donne o per le tv distrutte o per le statue del Buddha polverizzate:fu perché rifiutai di affidare la costruzione del mega gasdotto dal Turkmenistan al Pakistan all’americana Unocal. Gli americani se la legarono al dito, anche perché nell’Unical erano impicciati Dick Cheney, Condoleezza Rice e l’attuale presidente afghano Hamid Karzai. Ora fingete di scandalizzarvi tanto per l’oppio: ma proposi più volte all’America e all’Onu di bloccare la coltivazione del papavero in cambio del nostro riconoscimento. Risposero picche. Nel 2000 bloccai unilateralmente la coltivazione del papavero, tra le proteste di centinaia di migliaia di contadini: ma il Corano vieta di produrre e consumare droga, e per me il Corano è una cosa seria. Risultato: il prezzo dell’oppio salì alle stelle. Un danno terribile per le grandi mafie del narcotraffico mondiale. Sarà un caso, ma meno di un anno dopo ci avete attaccati. Ora, nell’Afghanistan “liberato” e “democratico”, si produce più oppio di prima: produciamo l’87% dell’oppio mondiale.
Dopo l’11 settembre gli americani ci han chiesto di nuovo di consegnare Bin Laden. Abbiamo chiesto le prove del suo coinvolgimento. Non ce le han date. Noi non abbiamo dato Bin Laden.
E ci hanno attaccati. Anche se non c’era un solo afghano nei commandos delle Torri gemelle, né un solo afghano è stato mai trovato nelle cellule di Al Qaeda: c’erano sauditi, egiziani, giordani, tunisini, algerini, marocchini, yemeniti. Non afghani né iracheni. Eppure avete invaso proprio l’Iraq e l’Afghanistan. Avete mai pensato di bombardare la Sicilia per cinque anni per stanare Provenzano? Eppure quello era latitante da 43 anni, Bin Laden solo da un paio.
Noi non siamo un popolo di terroristi. Le prime autobombe sono esplose nel 2006, dopo 5 anni di occupazione. Un po’ perché molti terroristi vengono da fuori. Un po’ perché coi russi, almeno, riuscivamo a fare la guerra: le loro truppe erano sul campo. Con gli americani è impossibile: li vediamo sfrecciare sui loro B52 a 10 mila metri d’altezza. Un anno fa un Predator americano, senza pilota né equipaggio, ha bombardato il piccolo villaggio pachistano di Domadola, al confine con l’Afghanistan, pensando che io e Al Zawahiri fossimo lì. Ha ucciso 18 civili, tra cui 8 donne e 5 bambini. Il Predator era telecomandato da una base del Nevada, dove il pilota dirigeva le operazioni via satellite.
Dite che teniamo le nostre donne troppo coperte. Può darsi. Ma voi esagerate nell’altro senso: possibile che da voi una donna, per andare in tv, debba mettersi in costume da bagno, magari col crocifisso tra le tette? Non avete un posto più decente per mettere il figlio del vostro Dio? Ora vi devo salutare. Ma consentitemi di ringraziarvi per il servigio che, involontariamente, avete reso a me e ai taliban: nel 2001, quando ci avete cacciati da Kabul, stavamo sulle palle a gran parte degli afghani.Ora che gli afghani vi hanno conosciuti e han visto all’opera il cosiddetto presidente democratico Karzai, siamo diventati popolarissimi. Tant’è che io continuo a girare in bicicletta e in sidecar. Sulla mia testa c’è una taglia da 50 milioni di dollari, ma nessuno ha mai pensato di tradirmi per intascarla. Vi lascio con un pensiero di un vostro santo, che dovreste conoscere bene, Agostino da Ippona. È tratto dal De Civitate Dei: “Una volta fu portato al cospetto di Alessandro Magno un famoso pirata fatto prigioniero. Alessandro gli chiese: ‘Perchè infesti i mari con tanta audacia e libertà?’. Il pirata rispose: ‘Per lo stesso motivo per cui tu infesti la terra; ma poiché io lo faccio con un piccolo naviglio, sono chiamato pirata; poiché tu lo fai con una grande flotta sei chiamato imperatore’”.
Cordiali saluti,
il Mullah Omar

Pianifico la mia vacanza

Questa estate si va in Malaysia!

Speriamo....


Perchè speriamo? Presto detto: un comune mortale va su Expedia, seleziona origine e destinazione, sceglie la data, seleziona i voli, paga (tanto) e... il 2 agosto si parte! Francesca, Filippo e Gabriella sono tra i comuni mortali.
Ma i dipendenti di compagnia aerea NO! Loro hanno gli sconti! Loro pagano pochissimo! Loro si che sono privilegiati. Io sono uno di loro....
Sembra tutto fighissimo, invece.... Scelgo lo stesso volo di Francesca & c., applico gli sconti e.... pago più di loro!! Però ho a disposizione la carta segreta: il super sconto per dipenti. Evviva! Ora si che pago pochissimo! piccolo inconveniente: potresti rimanere a terra! E si, io tutto pronto all'aeroporto con le valige e poi finisce che i miei amici vanno in Malaysia ed io al mare a Ladispoli.... NON ESISTE PROPRIO.
E allora spazio alla fantasia, perchè fossilizzarsi sul volo dei miei amici? Ci sono mille possibilità di raggiungere Kuala Lumpur, tanto l'importante è stare insieme li, non volare insieme. Su altri voli forse ho sconti maggiori.
Morale della favola? Fiumicino-Malpensa-Tokyo-Kuala Lumpur e ritorno. Prezzo orientativo 600 €. Okey, prenoto e parto. Forse....

Mi sa che seguiranno aggiornamenti....

11 aprile 2007

Déjà vu

Quando il signor Pharrel, arzillo ottantenne, fu contattato dal dottor Chris Moulin, neuropsicologo della Leeds University, per una visita presso il suo istituto in Inghilterra, si rifiutò di andarci. La ragione era semplice: lui in quella clinica c'era già stato e non aveva intenzione di tornarci. Quando gli fecero notare che non ci aveva mai messo piede, Pharrel descrisse con dovizia di particolari gli incontri che aveva avuto con lo specialista e perfino l'arredamento dello studio. Dettagli che si rivelarono corretti anche se, in realtà, lui in quel posto non c'era davvero mai stato. Il signor Pharrel è uno dei due casi al mondo di déjà vu cronico, studiati dai ricercatori della Leeds University che, sul tema, hanno recentemente pubblicato due articoli sulla rivista scientifica Neuropsychologia.
Se il déjà vu cronico è presente solo in pazienti con diffuse patologie del lobo temporale che impediscono un efficace controllo della consapevolezza della memoria, è pur vero che il fenomeno, nella forma più comune, coinvolge oltre il 70% delle persone. È una sensazione che per un brevissimo istante fa avvertire un'esperienza come già vissuta, fa riconoscere persone estranee, oppure sentire familiare un luogo mai visitato. Alan Brown, psicologo della Southern Methodist University (Dallas) e autore del libro The déjà-vu Experience (Psycologie Press) racconta che il fenomeno non si manifesta nei bambini, perché occorre un certo sviluppo a livello cerebrale. Infatti comincia ad apparire negli adolescenti e negli adulti, soprattutto quando sono stanchi e stressati. Nel libro Brown identifica trenta possibili spiegazioni scientifiche, classificate in quattro sottogruppi: spiegazioni puramente neurologiche (epilessia), teoria del processamento duale (la memoria che coinvolge due distinti sistemi neurali, ricordo e familiarità), teoria attenzionale (frutto di una doppia percezione: prima un piccolo black out e immediatamente dopo l'informazione riprocessata) e teorie mnestiche (qualcosa che abbiamo visto o immaginato prima nella vita cosciente o in un sogno). In pratica il fenomeno non ha solo una causa, ma diverse origini sovrapponibili fra loro. Il meccanismo impalpabile del déjà vu, proprio per la sua aurea di mistero, ha da sempre interessato filosofi, poeti, religiosi, scienziati: ognuno ha cercato di darne una spiegazione.
"In termini religiosi ha dato luogo all'idea della trasmigrazione delle anime, una metempsicosi dove in un lampo ci ricordiamo di vite trascorse. Ed era un atteggiamento condannato dalla Chiesa, Sant'Agostino diceva che era una trappola del demonio". Parole di Remo Bodei, professore di filosofia all'Università di Los Angeles che al déjà vu ha dedicato il libro Le piramidi del tempo (Il Mulino). "Aristotele sosteneva che quelli che dicevano di aver vissuto esperienze precedenti erano dei pazzi, mentre Nietzsche lo considerava un ritorno all'uguale. Noi viviamo le stesse esperienze in una circolarità enorme: accettiamo il passato senza rimpianti e guardiamo al futuro con innocenza. Per Freud non era una pura illusione, ma una reale fantasia radicata nell'inconscio".
Fuori sincro Ma la prima apparizione del termine déjà vu, chiamato anche paramnesia, è da attribuire al ricercatore francese Emile Boirac, che nel 1896 coniò questa espressione. Il fenomeno però era stato studiato alcuni decenni prima dal dottor Arthur Ladbroke Wigan che aveva avanzato l'ipotesi che fosse dovuto all'arrivo sfasato al cervello della stessa percezione con microsecondi di differenza. La mancata sincronizzazione degli emisferi cerebrali farebbe percepire inconsciamente la scena prima all'altro, così che quando arriva al secondo emisfero sembra già di aver vissuto la cosa. Da allora il fenomeno è diventato una sorta di ossessione, qualcosa di soprannaturale che ha sempre procurato un certo turbamento. Tanto che si pensava che attraverso il déjà vu si potesse risalire ad aspetti più complessi e oscuri della mente.
Disordine neurologico Il nostro cervello, come si sa, è diviso in due emisferi: quello destro preposto alla razionalità e alla logica, quello sinistro che assolve le funzioni creative. Il fenomeno del déjà vu, dal punto di vista patologico, parte dal lobo temporale sinistro ed è legato all'epilessia (che ha origine proprio da questo lobo), che non si manifesta con una perdita di coscienza ma proprio con una serie ricorrente di déjà vu. "Il paziente vive una serie di esperienze che hanno uno scarto con la realtà, come se si trovasse all'interno di una galleria di specchi", spiega Carlo Caltagirone, professore di neurologia all'Università di Tor Vergata di Roma. "Il déjà vu è uno stimolo elettrico anomalo che si manifesta in seguito a un disordine neurologico. Come l'epilessia. La sensazione di realismo vissuta è giustificata dal coinvolgimento delle molteplici aree cerebrali, in particolare dall'amigdala (materia grigia) e dal sistema limbico, le strutture che sono appunto considerate le sedi delle emozioni. Può anche essere collegato ad ansietà e schizofrenia". Su questo fenomeno non ci sono certezze, ma solo varie teorie. Gli esperti concordano nel sostenere che il déjà vu non si presta a facili spiegazioni. L'arresto del fluire dell'esperienza non solo produce stupore e disagi, ma scompagina la realtà dell'Io. "Sotto l'aspetto fisiologico è una sorta di imprecisione della memoria, gli stimoli attivano un aspetto del ricordo e questo può essere associato a memorie del passato", dice Alberto Oliverio, psicobiologo all'Università La Sapienza di Roma. "Una determinata situazione, un paesaggio, un tramonto, una strada, la sensazione di aver già conosciuto una persona incontrata per la prima volta, attivano in noi il ricordo di un'esperienza simile fatta nel passato che però non abbiamo codificato con precisione. Questo si manifesta anche con il déjà-écouté, il déjà-veçu, fenomeni che si verificano raramente nei bambini, e con maggior frequenza nelle persone anziane perché hanno una banca dati di ricordi più vasta. Gli psicanalisti hanno un'altra teoria, per loro il déjà vu fa parte di desideri repressi, di esperienze precoci che vengono rianimate. La persona avrebbe realmente vissuto questa esperienza, ma anziché un ricordo cosciente, riaffiora solo una vaga sensazione di familiarità".
Il fascino dello spasmo In genere il déjà vu dà un senso di spaesamento perché non ci si sente padroni delle proprie esperienze. È come se un granello di sabbia inceppasse il meccanismo del tempo e il cervello dovesse compiere uno sforzo per congiungere presente e passato, percezione e ricordo. "Le interpretazioni scientifiche sono necessarie, ma non sufficienti. La struttura del cervello può essere paragonata a una centralina telefonica. Se ci sono dei disturbi nella centralina io capisco che il senso dei messaggi non è corretto, ma nel déjà vu non ci sono disturbi", dice Bodei. "Si potrebbe fare un parallelo con il sorriso che in realtà è una normale contrazione di muscoli, ma se noi riduciamo il sorriso a questo semplice movimento togliamo tutto il suo fascino, così accade per il déjà vu. Non si può confinare questo fenomeno all'aspetto cerebrale, dobbiamo considerare anche i lati emotivi e comunicativi. Il mistero del déjà vu è stato descritto al meglio dai poeti, grazie alla loro sensibilità. Penso alle piramidi del tempo di Shakespeare che in un verso descrive gli artifici del tempo che confondono l'uomo e gli fanno dubitare della sua identità, ma anche a Gabriele D'Annunzio, Dante, Paul Verlaine, Charles Baudelaire, Giuseppe Ungaretti, che hanno descritto con inquietudine e smarrimento il fenomeno del déjà vu. Io lo considero come l'equivalente fisico del crampo muscolare, uno spasmo del cervello che ci sorprende a tradimento e forse per questo è così affascinante".
Tempi ambigui In una società dove tutto corre veloce il fenomeno del déjà vu sta tornando di moda. È proprio l'accelerazione del tempo, l'insieme delle più svariate esperienze, che non si riesce a far sedimentare che fanno venire un po' di nostalgia per la fissità. Insomma è come se non ci si accontentasse delle macchine digitali e le videocamere per immortalare i ricordi, si desidera qualcosa di più profondo. Così scaturisce una specie di protesta contro l'irreversibilità del tempo che si vorrebbe comandare. Ma ci si rende conto che è impossibile. "Il rapporto con il tempo è ambiguo e il fenomeno del déjà vu rende più visibile la caducità della vita, l'idea della morte. Noi tutti vorremmo rivivere i momenti belli e cancellare quelli tristi, ma con la logica sappiamo che ciò non è possibile", spiega Bodei. "Il déjà vu è un lampo senza preavviso che può apparire in momenti di tensione emotiva, in situazioni di stress o di cali di energie. Con questo fenomeno vogliamo mettere in discussione la linearità e l'irreversibilità del tempo. Ma questo modello lo possiamo smontare: il tempo è come una retta su cui scorre un filo indivisibile che è il presente, che si lascia alle spalle il passato e ha davanti il futuro. La realtà può diventare uno spazio aperto dove tutto può sempre succedere. I filosofi Plotino e Boezio dicevano che l'eternità non è infinita, è pienezza di vita che può essere colta anche in momenti discontinui, dove si spalanca un'esistenza diversa, una luce di speranza, si tratta solo di riflettere sulla struttura del tempo". Chissà se qualcuno l'ha già spiegato al signor Pharrel.
VARIAZIONI SUL TEMA Fare e dimenticare. Credere di ascoltare. Sentire di aver provato. Una sfumatura può cambiare la percezione
• Jamais-vu, letteralmente significa il "non ricordare" di aver visto qualcosa prima. La persona sa che l'evento è accaduto, ma l'esperienza non le è familiare. - Presque-vu, ovvero "ricordare quasi", ma non del tutto. È la tipica sensazione del "ce l'ho sulla punta della lingua". • déjà visité: la strana conoscenza di un posto nuovo. Qui la persona potrebbe riconoscere la strada da percorrere in una nuova città, un ambiente, pur sapendo che ciò non dovrebbe essere possibile. Oltre ai sogni per spiegare questo fenomeno si sono evocate la reincarnazione e anche il viaggio fuori dal corpo.• déjà écouté: sentire qualcosa apparentemente già sentito. Al contrario del déjà vu e del déjà veçu, che implicano la precognizione, ci si riferisce in modo specifico a una sensazione mentale. déjà éprouvé, letteralmente significa già provato.
Percentuali d'esperienza Luoghi fisici e vite passate. Canzoni, odori e incontri. Un sondaggio misura le nostre reazioni al déjà vu Da un recente sondaggio sul fenomeno del déjà vu, realizzato in Italia dall'Associazione Dal tramonto all'alba risulta che: Il 92% delle persone sostengono di aver avuto un'esperienza del genere, ma non a tutti ha fatto piacere. Per il 67% del campione sono i luoghi fisici a stimolare l'insorgere del déjà vu. Percorrere strade, entrare in locali, attraversare piazze di città straniere, provoca la sensazione di avere già vissuto questa esperienza. Molto più rari sono l'incontro con una persona e la sensazione di un'emozione. Per il 58% l'elemento scatenante è determinato da una sensazione o un insieme di circostanze. Non sempre è sufficiente un odore, un'immagine o l'ascolto di una canzone. Il 68% delle persone considera il déjà vu un fenomeno paranormale, legato a ricordi di vite passare. Per il resto degli intervistati è invece soltanto un trabocchetto della memoria. L'esperienza del déjà vu è accompagnata da un forte senso di familiarità e da un senso di stranezza e misteriosità. Il 43% degli intervistati ha dichiarato di aver provato una sensazione di piacere, mentre il 41% ne è rimasto turbato.
da repubblica.it

10 aprile 2007

Non è un mio fotomontaggio

Oggi mi arriva una mail di Luca.

Stai su tutte le fermate degli autobus di Roma, ma ce lo potevi dire che hai cambiato lavoro!

Senza parole!!!

09 aprile 2007

Ciao Giovanni Paolo

Strana Pasqua quella appena trascorsa. Forse perchè sono saltati tutti i programmi.... Un fastidiosissimo mal di testa e una influenza dura da sconfiggere mi ha costretto a rinunciare a 5 giorni a Barcellona. Non sono neanche riuscito a tornare a Taranto per festeggiare Pasqua in famiglia (e i 35 anni di matrimonio dei miei) e per passare la pasquetta con gli amici sotto il caldo sole pugliese.
Sono rimasto solo soletto nella capitale a ricaricare le batterie. Ad annoiarmi anche. E a pensare.
Ed il pensiero si è fermato su un uomo. Su un santo. Su una persona che comunque la si pensi ha cambiato il volto di questo millennio. Che ha lasciato un segno fuori ma soprattutto dentro di me....


08 aprile 2007

Buona Pasqua

Mi sembra un modo tenero di auguravi una serena Pasqua....

05 aprile 2007

Buon compleanno a...


Il reggiseno!

Era, infatti, il 1907 quando il primo reggiseno fece la sua comparsa sulla rivista “Vogue”: a quel tempo, era semplicemente un tessuto rigido con cinghie di supporto e bande di stoffa. Solo negli anni Trenta arrivarono modelli dal design più sofisticato ed elegante, anche se sarà l’invenzione della Lycra nel 1959 ad assicurare comfort e vestibilità all’accessorio per eccellenza del mondo femminile, mentre nel 1990 toccherà alla scandalosa Madonna turbare i sonni degli uomini di mezzo mondo presentandosi sul palco del suo “Blonde Ambition Tour” con quel corsetto dalle coppe appuntite di Jean Paul Gautier, destinato poi ad entrare nell’immaginario fetish.

Quattro anni più tardi, il famoso Wonderbra (ovvero, reggiseno delle meraviglie, mai nome fu più azzeccato) rivoluzionò la vita delle donne (e i sogni erotici dei maschietti) grazie al sistema push-up che garantiva due taglie in più e, appunto, un decolleté alla Herzigova. Oggi, invece, per festeggiare il traguardo dei cento anni è stata scelta la modella Karolina Kurkova, splendida testimonial del reggiseno più caro della storia, tempestato di 2000 diamanti e dal valore di oltre 5 milioni di euro. Ma il rapporto fra le donne e il loro “sostegno segreto” continua a rimanere piuttosto conflittuale, come dimostra una ricerca inglese condotta dalla Lycra, secondo la quale un quarto delle intervistate non conosce ancora la taglia precisa del proprio reggiseno, mentre il 70 per cento sostiene addirittura di indossare quella sbagliata. Non bastasse, un uomo su due ammette di non sapere la taglia della propria compagna o moglie. Recenti studi hanno, comunque, permesso di tracciare l’identikit del reggiseno ideale e se nel 2017 l’I-bra (con lettore Mp3 incorporato) sarà ormai una realtà, al top delle richieste c’è però il “flexi-bra”, adattabile ad ogni vestito e con le coppe regolabili, mentre un quinto delle donne sogna il reggiseno che cambia a seconda del clima, scaldandosi e raffreddandosi in base alla temperatura esterna.

Tratto da corriere.it